L'artigianato di Campello Monti
A Campello Monti oltre alla tradizionale economia agricola, alcuni uomini svilupparono la lavorazione della pioda, che serviva per la copertura delle proprie case. Essa fu sviluppata all’Alpe Scarpia, alpeggio situato sopra Campello, in direzione della Bocchetta di Rimella, dove fortunatamente la roccia, in quel specifico sito, si prestava a tale lavorazione.
Un grosso problema tuttavia era il trasporto in sentieri così stretti, l’unico modo era portare i pezzi a spalla o nei gerli. Successivamente, quando l’estrazione era sempre più consistente, si optò per effettuare la produzione d’estate ed il trasporto a valle d’inverno, utilizzando grosse slitte guidate da 3-4 uomini; impresa comunque di notevole rischio e non poca fatica.
Agli inizi del 1900 l’economia agricola a quelle altitudini rispondeva sempre meno alle necessità dei Campellesi e per questo motivo lentamente iniziò lo spopolamento, alcuni emigrando all’estero, altri si recarono nei paesi vicino, con altitudini più accettabili, quali Piana e Forno.
A Forno nei primi decenni del ‘900 ebbe inizio la lavorazione artigianale del legno: i primi furono i Fratelli Giovanni e Pietro Tambornino, che, dopo una lunga storia di emigrazione degli antenati come abili peltrai in Germania, dettero inizio in loco all’attività artigiana, producendo articoli per la filatura in legno e molti altri pezzi torniti su richiesta dei propri clienti situati in tutta la Lombardia.
All’inizio i torni venivano azionati mediante la forza idraulica, principio adottato dai mulini per macinare il frumento, ma presto la richiesta di pezzi torniti era sempre più consistente e, per far fronte ad essa, decisero di far costruire una centrale elettrica nella Frazione di Otra, prelevando l’acqua dallo Strona. Detta centrale servì non solo per la propria attività, ma riuscirono a costruire una linea elettrica atta a fornire elettricità a tutto il paese di Forno e frazioni; in questo modo, oltre ad offrire lavoro nella propria fabbrica a circa 25 persone, dettero un’importante svolta di civiltà nell’alta Vallestrona.
Successivamente Carlo Zamponi, sempre a Forno, iniziò una nuova attività: la produzione di cucchiai in legno. Egli costruì un piccolo laboratorio e lo attrezzò con macchine utensili progettate da lui stesso, macchine azionate ormai da motori elettrici con tutti i vantaggi che ne derivavano. Da questo primo laboratorio ne seguirono una ventina. Nel 1970 l’80% dei residenti nel piccolo paese produceva mestoli in legno, che venivano venduti in tutta Italia ed all’estero.
Tutt’oggi detta lavorazione è attiva, permettendo così a tante famiglie di rimanere nel proprio paese natio.