I Walser di Campello Monti
I Walser di Campello Monti provengono da Rimella. L’attuale territorio di Campello - l’intera testata della Valle Strona - era sfruttato come alpeggio estivo dai Rimellesi, di proprietà del Monastero di S.Graciniano di Arona. Una serie di dieci pergamene inedite del 1300-1500 conservate nell’archivio di Stato di Torino, getta nuova luce sull’origine della colonizzazione Walser nell’alta Valle Strona.
La concessione degli Alpi Capezzone, Pennino e Penninaccio ai Walser di Rimella risale – per quanto si può ricavare dalle pergamene del Monastero – alla prima metà del ‘300. Nel 1326 gli alpeggi vengono concessi in affitto novennale, per 3 fiorini d’oro “e un mascarpino” al Monastero di Arona. Nel 1338 l’Abate di Arona affida la soluzione di liti circa lo sfruttamento degli alpeggi all’arbitrato del preposito dell’isola di S.Giulio.
L’esistenza di Campello è documentata per la prima volta nella pergamena del 14 ottobre 1432: si tratta di un nuovo contratto di concessione degli alpeggi di “Rimella, Capezzone, Pennino e Penninello”, i cui confini abbracciano tutta la testata della valle fino alle acque dello Strona e al “Campello”. A sfruttare quelle terre appaiono allora chiaramente i Walser di Rimella (come risulta dai contratti di affitto del 1442 e 1448, 12 novembre). Il 21 novembre 1448 infine l’abate di Arona concede alla comunità di Rimella, rappresentata dal suo sindaco Angelino Bragozzo, la metà di tutto quel territorio in affitto ereditario - contratto tipico, come abbiamo visto, della colonizzazione walzer - per il canone perpetuo di 12 lire imperiali a S.Martino.
Se già nel secolo precedente, com’è probabile, era stato fondato un primo nucleo di abitazioni, con la concessione perpetua del 1448 l’insediamento dei coloni Rimellesi a Campello riceve senza dubbio un’ulteriore incentivo. Ai piedi degli antichi alpeggi, era nato così il villaggio di Campello.
La derivazione di Campello da Rimella è documentato d’altra parte dalla sua antica dipendenza religiosa, come mostrano pergamene del ’500, conservate nell’archivio parrocchiale di Rimella: in particolare diversi atti di battesimo, per non dire della famosa posa dei morti Campellesi, trasportati a Rimella fino all’anno 1551 (quando d’inverno era impossibile il valico, i morti venivano conservati alla posa nella neve fino alla primavera). Tutta la piccola storia di Campello, ricalca emblematicamente quella di tanti altri antichi villaggi Walser, terre strappate da uomini coraggiosi alla montagna, ben oltre ogni ragionevole possibilità di essere resi fertili. Quando esaurirono la loro fragile fecondità e il regredire del clima – dei secoli XVI-XVIII detti della piccola glaciazione – accelerò la crisi economica e il passaggio dell’economia basata sui dissodamenti ad altri tipi di economia (le miniere, l’emigrazione, il turismo….), queste terre e queste case si andarono spopolando. Si perse forse allora l’antica lingua, ma non lo spirito dei pionieri che trovò, emigrando, nuove vie, offrendo a chi vorrà un giorno raccogliere anche queste pagine sparse della loro storia, esiti ancora una volta sorprendenti.